ORIGINE DEL CANE DOMESTICO.
UN AMICO ANCORA ENIGMATICO?

del Dott. Alberto Bertelli

Il cane, alla luce degli studi genetici e delle testimonianze archeozoologiche, risulta essere senza dubbio il primo animale addomesticato dall'uomo. Ciò non ostante, dal punto di vista evolutivo, l'origine del nostro migliore amico è ancora oggetto di studio e lontana dall'essere chiarita definitivamente.

È frequente leggere che il cane non sarebbe altro che un diretto discendente del lupo e la sua posizione sistematica corrisponderebbe a quella di una sottospecie del lupo medesimo: Canis lupus familaris.

Sembrerebbe tutto lineare e chiaro ma in Natura, è sempre bene rammentarlo, non esistono mai confini netti.

Gli studi e le scoperte che si sono succedute negli anni riguardo alla storia del cane hanno contribuito a chiarire alcuni punti ma, al tempo stesso, a sollevare nuovi interrogativi.

È opportuno che il lettore ricordi un particolare importante: il cane domestico può produrre ibridi fertili solo con il lupo, il coyote (Canis latrans) e lo sciacallo dorato (Canis aureus) - sciacallo euro/asiatico -, il processo è facilitato dal fatto che queste specie sono caratterizzate dal medesimo cariotipo (numero di cromosomi; in questo caso 48), questo particolare potrebbe aver giocato un ruolo fondamentale nell'evoluzione del cane, come testimoniano le tracce genetiche risultate dalle analisi, ma è altrettanto importante ricordare che l'incrocio fra cani, lupi, coyotes e sciacalli non è frequente né diffuso; il primo ad prendere in considerazione l'influenza genetica dello Sciacallo dorato nell'evoluzione del cane fu Konrad Lorenz.

Una delle prime e più complete ricerche al riguardo fu condotta nel 1997 da Robert Wayne, Carles Vilà e dal loro gruppo presso l'Università della California, Los Angeles (UCLA): i ricercatori procedettero confrontando il DNA mitocondriale (ovvero il DNA che ciascun organismo eredita dalla madre) di 140 cani di 67 razze, 162 lupi provenienti da 27 diverse località distribuite fra Europa, Asia e Nord America, 5 coyotes, 2 sciacalli dorati, 2 sciacalli dalla gualdrappa (Canis mesomelas) e 8 sciacalli del Siemen (Canis siemensis).

Tutti i cani, indipendentemente dalla razza, risultarono geneticamente affini ai lupi, mentre venne evidenziata una maggiore lontananza da sciacalli e coyotes; poiché l'esame fu condotto a livello matrilineare, non poté essere evidenziato l'eventuale contributo genetico di maschi di sciacallo o coyote; inoltre il cane domestico non sarebbe disceso da un unico ceppo di lupi bensì da varie popolazioni. Questo ultimo risultato sembrò confermare quanto era già noto: a partire dal tardo Pleistocene (da 2,58 milioni di anni a 11.700 anni) uomini e lupi condividevano vaste e varie aree geografiche e la varietà morfologica che caratterizza i cani suggerirebbe una multipla origine.

Le percentuali di differenza genotipica indussero i ricercatori ad ipotizzare che la separazione del cane dal lupo sarebbe avvenuta circa 135.000 anni fa, tuttavia questa datazione sembrerebbe contraddire i dati archeologici in base ai quali le prime prove di domesticazione del cane ascenderebbero a circa 14.000 anni fa: si tratta di sepolture ove il cane venne tumulato accuratamente e adornato; la più antica fu rinvenuta in Germania a Bonn-Oberkassel, risalente infatti a 14.000 anni. Talvolta tali monumenti sepolcrali, diffusi in tutti i continenti ad eccezione dell'Antartide, erano doppi (uomo e cane). Queste vestigia peraltro ricoprono un'importanza fondamentale quali testimonianze del rapporto affettivo che legava uomini e i cani.

La discrepanza cronologica fra prove di laboratorio e rilievi archeologici venne spiegata: i cani più antichi probabilmente non erano ben differenziati morfologicamente dai lupi, quindi i reperti osteologici canini, senza la conferma dell'analisi genetica, possono essere confusi con i reperti di lupo, a parte la mandibola come vedremo in seguito, inoltre l'assenza di sepolture più antiche e di marcate differenze morfologiche non sono sufficienti a dimostrare l'assenza di una domesticazione completa.

Lo studio di Wayne e colleghi sembrò dimostrare definitivamente che il lupo fosse l'unico – o il principale – antenato del cane.

Rimanevano ancora oggetto di speculazione il luogo - o i luoghi - e l'epoca in cui sarebbe avvenuto il passaggio da lupo a cane.

Nel 2002 Peter Savolainen, del Dipartimento di Biotecnologia del Royal Institute of Technology di Stoccolma, analizzò il DNA mitocondriale di 654 cani, rappresentanti la maggior parte delle razze canine mondiali, comparando i propri dati con 100 campioni analizzati e forniti da Ya-Ping Zhang e Jing Luo dell'Accademia delle Scienze del Kunming e con i campioni di 38 lupi europei e asiatici.

I risultati definirono l'esistenza di quattro gruppi di affinità variabile fra lupi e cani.

I tre gruppi più grandi, ovvero comprendenti un maggior numero di cani e lupi reciprocamente affini, risultarono distribuiti attraverso l'Eurasia.

Il tipo di distribuzione geografica e la similarità dei i campioni di DNA sembrarono indicare un area di origine univoca, identificabile con l'Asia centrale.

Non c'erano dati sufficientemente precisi per poter identificare con esattezza la nazione ma, concluse Savolainen, l'attuale Cina potrebbe corrispondere all'area in cui avvenne la prima domesticazione del cane.

L'era dell'origine venne poi dedotta sull'ampiezza della variazione genetica fra i cladi (gruppi) risultati in seguito all'analisi, rapportata al tempo medio di variazione da una specie all'altra, in questo caso, sulla base dei dati paleontologici, corrispondente ad un milione di anni circa; detto calcolo fornirebbe un'origine del cane compresa fra i 15.000 e i 40.000 anni fa e l'evento avrebbe potuto essere il risultato di una pratica reiterata dalle popolazioni umane in un vasto arco di tempo.

Ciò non ostante i quesiti non erano ancora esauriti. I reperti osteologici rinvenuti nelle nelle Americhe - ad esempio nello stato dello Utah, nella Danger Cave - dimostrano quivi l'esistenza del cane sin da tempi remoti: fra i 9000 e oltre i 10.000 anni prima dell'evo moderno, senza escludere epoche ancora più lontane.

Ciò poteva far sospettare un ulteriore processo di domesticazione avvenuto indipendentemente nel Nuovo Mondo.

Uno studio successivo (Leonard J. A. et al. 2002) confrontò:

- I resti di 37 cani rinvenuti in vari siti archeologici precolombiani di Messico, Perù e Bolivia;

- 11 campioni di DNA provenienti da resti rinvenuti in Alaska e risalenti ad un'epoca antecedente la prima esplorazione europea di Vitus Bering e Aleksey Chirikov del 1741;

- Il DNA di 140 cani e 259 lupi attuali.

I risultati portarono a dimostrare che i cani del Nuovo Mondo e i cani Europei condividono una medesima origine a partire dai medesimi lupi (o cani primitivi) provenienti dall'Eurasia.

Ciò implica che gli antichi colonizzatori umani eurasiatici che attraversarono l'antico istmo di Bering in varia ondate, nell'arco di un'epoca compresa fra i 14.000 e i 10.000 anni fa, portarono con sé i propri cani e l'ampia varietà di DNA mitocondriale che caratterizza i cani del Nuovo Mondo testimonia che quelle antiche popolazioni di cani fossero già differenziate e numerose.

Occorre aggiungere a titolo di completezza che non va dimenticato il contributo dei cani giunti nelle Americhe dopo il 1492 - scoperta dell'America - con i coloni e prima di tale data la probabile interferenza genetica dei Coyotes, almeno per quanto riguarda i cani delle Grandi Pianure settentrionali.


In sintesi, sembrava dimostrato che il primo vero passo verso la domesticazione sarebbe avvenuto in Asia Centrale/Cina occidentale, in un periodo corrispondente a 15.000 anni fa circa, a partire da più popolazioni di lupi, confermando apparentemente alcuni studi di carattere prettamente paleontologico condotti nel corso degli anni '70.

Recenti scoperte paleontologiche hanno portato nuovi risultati: il ritrovamento di un cranio completo e perfettamente conservato da 33.000 anni, dalle caratteristiche morfologiche di cane (non di lupo!) nella caverna di Razboinichya - Monti Altai, Siberia. L'ottima conservazione ha permesso la datazione tramite il radiocarbonio, analisi condotta da tre laboratori indipendenti. Questo straordinario risultato non è stato considerato una vera prova di domesticazione, tuttavia conferma l'esistenza di un canide differenziato dal lupo, prima dell'ultima era glaciale, in un periodo lontano rispetto alle datazioni prese in considerazione sinora.


Dopo il 2002 si sono avvicendati anche studi e confronti di carattere soprattutto etologico e i risultati evidenziati dalla genetica non sono risultati sufficienti a colmare dubbi e incongruenze che sembrano minare la teoria dell'origine del cane dal lupo.

È considerato un assunto che le specie domestiche, qualora siano poste nelle condizioni di tornare allo stato selvatico, assumano la morfologia e i comportamenti delle forme selvatiche originarie; a quanto pare il cane rappresenta un'eccezione: i cani rinselvatichiti, anche dopo numerose generazioni, non tornano ad essere lupi, né in termini morfologici, né in termini comportamentali, bensì raggiungono uno status complessivo che li rende simili ai cani selvatici dell'Asia meridionale e dell'Oceania noti come “Pariah Dog”.

Ciò può essere spiegato in due modi: o la selezione artificiale ha talmente modificato il cane da farne definitivamente una nuova specie, affine geneticamente al lupo ma definitivamente separata da esso, oppure è probabile che qualcosa del passato del cane ci stia ancora sfuggendo.

Studi svolti in Italia nel 2006 da Verardi, Lucchini e Randi hanno confermato che il cane e il lupo, per quanto affini geneticamente e in grado di incrociarsi dando alla luce prole feconda, tendono comunque a rimanere separati: l'ibridazione fra i due resta un evento eccezionale, contenuta da severi limiti comportamentali, indipendentemente dall'entità e dalla diffusione delle popolazioni di lupi e cani e dalla loro eventuale simpatrìa.

L'inizio del processo di domesticazione viene solitamente spiegato con fini utilitaristici e di reciproco vantaggio fra lupo e uomo: i lupi divenuti “compagni di caccia” dell'uomo, oppure i lupi divenuti “guardiani/commensali” degli accampamenti, tuttavia non esiste nessuna dimostrazione possibile che un lupo sia diventato o possa divenire effettivamente un ausilio nell'attività venatoria umana, né che possa divenire un guardiano o un commensale dell'uomo: le peculiarità etologiche che hanno permesso al cane di divenire l'animale domestico per antonomasia sono uniche e totalmente assenti nel lupo.

Anche alcune differenze morfologiche generano perplessità: i cani rispetto ai lupi – a parità di taglia ed escludendo alcune eccezioni – mostrano crani più leggeri, denti più piccoli, palato più largo, scatola cranica più ampia.

Alcune caratteristiche sono spiegabili con la selezione artificiale, ma non tutte come, ad esempio, la forma del processo coronoideo della mandibola (su cui si inseriscono i muscoli temporale e massetere) che nel cane risulta tipicamente curvo all'indietro lungo il ramo ascendente - margine anteriore - (Olsen J. S. & Olsen J. W. 1977) (vedi disegno schematico).

processo coronoideo del cane e del lupo

L'affinità genetica fra lupo e cane potrebbe non essere sufficiente a provare la diretta discendenza da lupo a cane e una nuova ipotesi potrebbe essere avanzata: il cane discenderebbe da una specie affine al lupo ma già differenziata prima della domesticazione.

In realtà è esistita una specie che potrebbe dimostrare l'esistenza di un vero “proto-cane”; in Cina, negli strati risalenti a 200.000 – 500.000 anni or sono, furono rinvenuti nel 1934 i resti di un canide, denominato Canis lupus variabilis. Non ostante sia stato descritto e classificato come una piccola sottospecie di lupo, presenta caratteristiche fisiche straordinariamente affini a quelle del cane domestico, in particolare a livello della mandibola e del cranio, quindi potrebbe trattarsi di una specie a sé stante rispetto al lupo.

È dimostrato anche che l'affinità genetica, in particolare basata sul DNA mitocondriale, può essere giustificata da un'origine comune oltre che da una discendenza diretta.

Il cane potrebbe non discendere direttamente dal lupo, bensì condividere un'origine comune tramite Canis lupus variabilis, già dotato presumibilmente “in nuce” di quelle caratteristiche etologiche che riconosciamo ancor oggi nel nostro migliore amico; qualora venisse dimostrata e accettata definitamente questa teoria, sarebbero chiariti alcuni dubbi e definita la posizione sistematica del cane come specie a sé stante (Canis familiaris) anziché come sottospecie del lupo.


Alberto Bertelli, Dottore in Scienze naturali, studioso, esperto e ricercatore di cinognostica.



Riferimenti bibliografici:


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Verardi, A., Lucchini, V., Randi, E. 2006. Detecting introgressive hybridization between free-ranging domestic dogs and wild wolves (Canis lupus) by admixture linkage disequilibrium analysis. Molecular Ecology 15: 2845-2855.



Riferimenti Web:


http://archive.archaeology.org/online/interviews/morey.html

http://www.plosone.org/article/info%3Adoi%2F10.1371%2Fjournal.pone.0022821

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